Uomo politico cinese. Figlio di un contadino divenuto piccolo proprietario
terriero, sentì presto pesare su di sé il rigido conformismo
paterno, legato ai valori tradizionali di una regione tra le più povere
della Cina. A sette anni iniziò a studiare presso un maestro privato e
successivamente frequentò la scuola pubblica del centro più
vicino, apprezzato dagli insegnanti soprattutto per le sue doti letterarie.
Cominciò presto a porsi criticamente di fronte all'ambiente circostante,
ma sino ai diciott'anni rimase legato alla famiglia, alternando allo studio il
lavoro dei campi. Nel 1911, superati gli esami di ammissione, si iscrisse al
liceo di Ch'angsha e l'anno successivo si arruolò nell'esercito
rivoluzionario anti-imperiale in cui rimase per circa sei mesi, sino alla
proclamazione della Repubblica. Ripresi gli studi, seguì corsi magistrali
sino al 1918, dedicandosi contemporaneamente ad attività organizzative e
formandosi un'approfondita cultura personale che lo portò a orientarsi
verso il radicalismo politico. Nel 1918 si iscrisse all'università di
Pechino, mantenendosi agli studi con un impiego di aiuto-bibliotecario alla
Biblioteca nazionale. Entrato in contatto con alcuni esponenti del mondo
intellettuale cinese, tra cui Li Ta-Chao, decano della facoltà di Storia,
e Chen-Tu-Hsiu, preside della facoltà di Lettere e direttore del
periodico "La Jeunesse", che alcuni anni dopo sarebbe diventato il primo
presidente del Partito comunista cinese, il giovane
M. cominciò a
prendere parte attiva agli avvenimenti politici, collaborando a varie
pubblicazioni e dando egli stesso vita ad alcune riviste di cultura. Insieme con
altri studenti e professori dell'università di Pechino, nella primavera
del 1918 intraprese lo studio sistematico del marxismo (
Società per lo
studio del marxismo) che lo portò a evolvere, dall'iniziale
orientamento radicaleggiante, verso una concezione comunista, sostenuto da
eminenti professori come Chen Tu-Hsiu e Li Ta-Chao che, delusi dal liberalismo
radicale, si erano convertiti al marxismo-leninismo. Divenuto capo del nucleo
giovanile comunista di Ch'angsha (1920), nel luglio del 1921 partecipò, a
Shanghai, al congresso costitutivo del Partito comunista cinese, come delegato
dell'Hunan (i delegati erano in tutto dodici). Nominato segretario della sezione
della regione natale, si dedicò soprattutto all'attività
organizzativa sindacale dei lavoratori sino a quando, espulso dall'Hunan, si
trasferì a Shanghai. Nel 1923, partecipò al terzo congresso
nazionale del PCC, svoltosi a Canton, e appoggiò la linea maggioritaria,
favorevole all'alleanza col Kuomingtang di Sun Yatsen. Entrò a far parte
del comitato centrale del partito col compito di coordinare i rapporti col
Kuomingtang. Nel 1925-26, quando cominciò a delinearsi la frattura tra
comunisti e nazionalisti,
M. aveva già autonomamente avviato
un'opera di avvicinamento alle masse contadine, soprattutto nella regione
dell'Hunan, per saggiarne le possibilità rivoluzionarie. Si trattava di
una condotta e di una posizione ideologica eterodossa rispetto alla linea
ufficiale del partito e del comunismo internazionale. Sino allora, infatti, i
responsabili del PCC, allineati sulle posizioni sovietiche, si erano
pressoché totalmente disinteressati delle masse contadine, impegnandosi
in un'opera di mobilitazione rivoluzionaria del proletariato urbano.
M.
aveva invece cominciato a porsi il problema di armonizzare la realtà
cinese con la dottrina comunista, cominciando a porre in seria discussione il
dogma che la classe guida della rivoluzione dovesse essere il proletariato
operaio delle città. Nell'aprile del 1927 il generale Chiang Kal-Shek
decise di rompere definitivamente con i comunisti e, partendo da Shanghai,
sferrò un feroce attacco che portò al massacro e all'arresto di
numerosi dirigenti comunisti e di leader sindacali, giustiziati con esecuzioni
sommarie.
M., nascosto nelle campagne dell'Hunan, riuscì a
sfuggire al massacro e, dopo la fallita rivolta contadina del settembre 1927
("insurrezione del raccolto d'autunno"), estromesso dal Politburo del partito
per le sue idee eterodosse, si ritirò con quello che rimaneva delle sue
forze nella zona montagnosa di confine tra le province del Kiangsi e del Fukien.
In questa zona, Chiangkanshan, egli cominciò a organizzarsi per
consolidare la propria posizione e per conquistare una base territoriale
attraverso il collegamento degli sparsi soviet rurali, ostacolato inizialmente
da Mosca e censurato dalla direzione del partito, ricostituitasi
clandestinamente a Shanghai. Ma già nel novembre del 1931, quando fu
tenuta la prima conferenza dei soviet di tutta la Cina e si decise di costituire
un governo comunista provvisorio con sede a Juichin,
M. risultava il
leader incontrastato del comunismo cinese. Venne eletto presidente del Governo
provvisorio comunista, la cui autorità si estendeva su un territorio
comprendente venticinque milioni di persone. La rivoluzione contadina si
radicò rapidamente e profondamente ma, nonostante i successi conseguiti
sulle truppe nazionaliste, l'attacco concentrato delle forze del Kuomingtang,
indusse
M., nell'ottobre del 1934, a lasciare la regione e a iniziare la
"lunga marcia" per sfuggire all'accerchiamento. A capo del poco che rimaneva
dell'armata rossa, dopo aver percorso oltre dodicimila chilometri,
M.
ricostituiva la Repubblica sovietica cinese a Nord, nel più sicuro
territorio montagnoso dello Shensi. Tutti i successivi eventi del comunismo
cinese sino alla definitiva vittoria sulle truppe nazionaliste e la
proclamazione della Repubblica popolare nell'ottobre del 1949, videro
M.
come protagonista. La sua figura di massimo leader del comunismo cinese non
assunse mai tuttavia le caratteristiche della personalizzazione del potere e, in
varie occasioni, non mancarono di manifestarsi forti contrasti nel partito e
dure opposizioni alla linea maoista, sviluppatasi attraverso una serie di
importanti tappe: "campagna dei cento fiori" del 1954; "grande balzo in avanti"
del 1958; "rivoluzione culturale" del 1966. La rivoluzione culturale, nel corso
della quale (biennio 1966-68)
M. divenne centro di un culto della
personalità senza precedenti, manifestava la riscossa maoista dopo che la
posizione del leader cinese era stata messa in minoranza dalla corrente
"moderata", facente capo al presidente della Repubblica Liu Shao-chi. Nel corso
di questo biennio si ebbe un continuo riferimento alla dottrina di
M.,
resa popolare attraverso una raccolta di estratti dei suoi discorsi, riprodotta
in numero incalcolabile di copie e nota come "libro delle guardie rosse". Alla
base della riscossa maoista e della "rivoluzione culturale" figurava la denuncia
delle tendenze all'imborghesimento e all'involuzione burocratica dei quadri del
partito e dello Stato, e l'affermazione di un nuovo sistema di valori e di
organizzazione politico-sociale in cui la funzione dirigente deve essere
affidata direttamente al popolo. Al IX Congresso del PCC nell'aprile 1969, che
segnò il trionfo della linea rivoluzionaria,
M. designò Lin
Piao, rappresentante dell'ultra-sinistra, quale suo successore. Mentre la
successiva accusa di tradimento nei confronti di quest'ultimo e gli sviluppi in
politica estera approdavano al riconoscimento della Cina Popolare da parte
dell'ONU e all'apertura nei confronti degli Stati Uniti (visite di Kissinger e
Nixon), l'attività del presidente
M. veniva sempre più
riducendosi, fino alla sua scomparsa dalla scena (Shaoshunch'ung, Hunan 1893 -
Pechino 1976).
Mao Tse-Tung